14 gennaio 2021
In data 14 gennaio si è riunito nella Basilica di S. Vittore il Consiglio pastorale della Comunità Pastorale. Il dibattito si è incentrato su alcune domande che don Claudio ha posto nella lettera di auguri inviata a tutti i consiglieri in occasione del Natale.
In questo scritto il prevosto sottolineava «TRE perdite» in questo tempo pandemia:
- perdita del contatto umano,
- perdita della vita di comunità
- perdita delle pratiche religiose.
- In questo contesto la nostra comunità cristiana è stata una presenza viva?
- Come è riuscita a dare una testimonianza?
- Di cosa hanno bisogno oggi i nostri parrocchiani?
Ecco quanto si è discusso.
Il volto che la nostra comunità ha presentato in questo difficile momento ci sembra essere un volto di vicinanza che si è che si manifestato nella ripresa delle celebrazioni in chiesa, dove curato è il servizio d’ordine che permette di stare con sicurezza. Non è la paura che deve dominare, ma la fiducia che si esprime in maniera molto semplice stando vicino alle persone: una visita veloce, una telefonata… Molto valido è stato l’inizio nella comunità pastorale del servizio reso dai Ministri straordinari dell’Eucarestia nel portare la comunione agli ammalati e nello stare con loro, anche se per poco, portando un cristiano conforto. Viene sottolineata l’importanza di questa vicinanza alle persone più bisognose, nel saperle ascoltare e consigliare.
Molto apprezzate sono state le novene sia in vista dell’Immacolata che per Natale. Il conoscere nuove esperienze di vita vissute all’interno della nostra comunità ci incoraggia e ci aiuta ad andare avanti.
La presenza dei laici deve essere rivalorizzata, solo loro possono sentire il polso dell’andamento delle nostre parrocchie. Purtroppo, questa pandemia non ci ha permesso di vivere momenti di convivialità e di amicizia fondamentali per la crescita di una responsabilità laicale.
Viene evidenziato che spiace di dover rimandare a casa genitori e ragazzi perché nelle nostre chiese non c’è spazio per entrare per le restrizioni covid. Si potrebbe studiare qualche strategia per mettere in comunicazione a Brenno la chiesa parrocchiale con la chiesa di S. Antonio e il piazzale.
Alcuni interventi sono stati consegnati per iscritto da parte di consiglieri assenti per motivi di salute e di lavoro. Anche loro sottolineano l’importanza di poter ripartire quanto prima con eventi in presenza. La pandemia ha spento molte relazioni. La nostra comunità deve puntare molto di più sull’accoglienza e il coinvolgimento di nuove persone per svecchiarne il suo volto. Anche le iniziative vanno comunicate molto di più. È utile mettere fuori dalla chiesa di Brenno una bacheca per gli avvisi. Non tutti entrano in chiesa per poterli leggere, mentre fuori potrebbe spronarne di più la lettura e magari l’impegno.
In un intervento scritto viene rilevato che non è facile “essere cristiani”, quasi la totalità dei ragazzi dopo i sacramenti spariscono, i giovani non si sposano più in chiesa e le famiglie si scristianizzano sempre di più… la scelta di non battezzare i propri figli ne è un esempio più lampante. È un peccato che per l’emergenza sanitaria non si è potuto realizzare il cammino del Vangelo nelle case: questo è un buon momento di incontro, conoscenza e di comunicazione. Si spera di poterlo riprendere quanto prima.
Viene più volte ribadito l’importanza dell’essere vicini all’altro, alle sue situazioni, ai suoi problemi. La nostra comunità deve essere più presente e più vicina agli ammalati e agli anziani. In tempo di Covid molte associazioni, anche giovanili, hanno fatto tanto per essere vicini ai sofferenti. I giovani e non più giovani della comunità cristiana dove erano e dove sono?
Prima di concludere la serata don Claudio presenta la nuova proposta diocesana relativa all’assemblea sinodale decanale che il nostro Arcivescovo vuole promuovere. Si tratta di un organismo che vuole coinvolgere maggiormente i laici delle nostre comunità e insieme ai parroci assumersi la responsabilità di prendere scelte e decisioni affinché le nostre parrocchie siano più missionarie.
Il cammino delle nostre parrocchie è troppo clericalizzato, “niente si fa che il prete non voglia”, ora si vuole cambiare registro, insieme, laici e preti, devono vivono una maggiore corresponsabilità. cambiare registro, insieme, laici e preti, devono vivere una maggiore corresponsabilità. Abbiamo bisogno di laici che sappiano rischiare, magari sbagliando, ma con la voglia di andare avanti e guardare la realtà con uno sguardo più evangelico.
A seguito del consiglio pastorale è partito un lavoro per il prossimo periodo da realizzare nelle commissioni pastorali parrocchiali aperte a tutti i fedeli delle parrocchie. Ai consiglieri è stato chiesto di riportare una scheda con indicate tre problematiche che esprimano ciò che “manca” nelle nostre comunità. In tredici su venticinque consiglieri l’hanno riconsegnata.
La giunta che si è costituita ha fatto fatica ad individuare delle problematiche ben precise. Infatti, le risposte date riguardavano attività concrete da realizzare o di stili ed attenzioni da implementare o migliorare e non invece proposte concrete che aiutino a rileggere il cammino della nostra comunità pastorale.
Interpretando le risposte la giunta ha individuato come priorità da riflettere insieme: la pastorale giovanile, la famiglia e da ultimo, la terza età e gli anziani nei nostri paesi. Sul primo di queste grosse realtà verterà il lavoro del consiglio pastorale nei prossimi mesi.