Anno Santo 2025

PAROLA DEL PARROCO

Editoriale di don Claudio dall'ultimo numero de


Ogni venticinque anni la Chiesa propone ai cristiani di vivere l’esperienza dell’ANNO SANTO o anno giubilare. È un dono straordinario del Signore, che ci invita a riscoprire la bellezza della relazione con Lui, proprio in un tempo in cui, più che mai, molti sperimentano la fatica di vivere pienamente la propria fede.
Ogni Anno Santo ha un tema che risponde alle fatiche che vive la fede in quel momento della storia. Per il nuovo giubileo Papa Francesco raccoglie e ripropone l’invito alla speranza. Ecco il titolo della Bolla di indizione dell’anno Santo 2025: Spes non confundit, che nel testo italiano della lettera di San Paolo apostolo ai Romani si traduce così: La speranza non delude. La traduzione latina tiene vivo però anche il senso di confusione che si crea nelle coscienze, quando ci si convince che fare una scelta o l’altra non cambia nulla. Così, infatti, scrive il Papa: “Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene… tuttavia… incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza”.
In un mondo sempre più frenetico e disorientato, la fede può sembrare un peso o una sfida. Le distrazioni della vita quotidiana, le preoccupazioni personali e sociali ci fanno perdere di vista il cuore del nostro cammino cristiano. La Chiesa stessa, in alcuni momenti, appare affaticata, impegnata a portare avanti il suo compito evangelico in un contesto spesso ostile o indifferente. E anche le nostre comunità, un tempo baluardi di sostegno e fraternità, vivono momenti di smarrimento, con credenti che si allontanano o che vivono una spiritualità superficiale.
Ecco perché l'Anno Santo non è solo un evento rituale, ma una vera chiamata alla conversione. È un tempo di grazia, nel quale il Signore ci invita a tornare a Lui, a riconciliarci con la nostra identità cristiana e a sperimentare nuovamente la misericordia infinita di Dio. Rimettere Gesù al centro della nostra vita significa riconoscerlo come il nostro punto di riferimento, la fonte della nostra speranza, e l'amore che ci spinge a superare ogni difficoltà.
Il Giubileo offre una via per riscoprire la bellezza della fede attraverso il pellegrinaggio, il sacramento della riconciliazione e le opere di carità. Questi gesti non sono solo pratiche esterne, ma espressioni di una profonda trasformazione interiore. Ogni atto compiuto durante l'Anno Santo diventa un passo verso la riscoperta della nostra vocazione battesimale e della nostra missione nel mondo.
L’obiettivo del prossimo Giubileo del 2025, dopo anni di pandemia, di crisi economica e sociale, secondo papa Francesco, «potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza».
Quanto è accaduto e sta accadendo in questo periodo cambia il rapporto dell’uomo con la fede, può rafforzarla o, al contrario, indebolirla. Nella storia dell’umanità i momenti di crisi hanno sempre suscitato domande e richieste alla religione affinché intervenisse per salvare l’uomo e il territorio dove lui vive. In generale possiamo dire che il sentimento e la pratica religiosa durante la pandemia non sono affatto diminuiti e molti hanno seguito le liturgie da remoto e in Tv. Sono aumentati i momenti di preghiera domestica attraverso la lettura della Bibbia e del Vangelo in famiglia. Molti hanno seguito le meditazioni proposte in TV dai vari monasteri. 
Sappiamo che la Chiesa è inviata da Cristo a rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutte le genti. È segno vivo di Dio-Amore nella storia; tuttavia, deve purificarsi incessantemente con la conversione delle persone, la riforma delle comunità e il superamento delle divisioni. Il Giubileo offre un’immagine di Chiesa non “centrata” su sé stessa, ma missionaria, come è dall’inizio del pontificato l’idea di Papa Francesco.
Ecco alcune delle parole che ci accompagneranno.
  • Giubileo. Richiama il giubilo espresso dal corno, che il popolo di Israele sentiva suonare in occasione di una buona notizia da festeggiare.
  • Pellegrinaggio. Siamo invitati ad uscire, ad andare verso un luogo santo, Roma in particolare, luogo del martirio dei santi Pietro e Paolo. Per prendere le distanze dalle preoccupazioni quotidiane: non per un diversivo, non per dimenticarle, ma per ritornare a guardarle con occhi che hanno contemplato una storia alternativa, quella della santità, del suo prezzo, del suo fascino di libertà. In questo senso anche la preghiera rappresenta una uscita dagli affanni quotidiani per riguardarli con occhi capaci di vedere i segni della speranza perché hanno contemplato il mistero di Dio.
  • Indulgenza. È una trasposizione in linguaggio giuridico della misericordia. La chiesa si prende a cuore tutte le ferite lasciate aperte dalle liti, dalle divisioni, dalle guerre. Si impegna a curarle con la preghiera e le opere della carità, a togliere gli ostacoli che impediscono la riconciliazione dei cuori e anche degli stati. Qui si colloca il tema della conversione che diventa possibile perché qualcuno ha spianato la strada del ritorno e ha aperto le porte dell’accoglienza. Simbolicamente nelle chiese del giubileo si aprirà una porta in più, una porta santa.
Il Giubileo è un tempo di grazia che dobbiamo investire in una quotidianità da vivere in modo nuovo, dove il termine “nuovo” non deve intendersi nella logica del “fare di più”, ma in quella del “fare meglio”. 
don Claudio 

 

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