Domenica 15 dicembre
Il Vangelo di Giovanni ci presenta il Battista e Gesù che agiscono simultaneamente per qualche tempo per sottolineare la diversità tra i due. Non si tratta ovviamente solo della diversità geografica (Gesù battezzava in Giudea, nel basso Giordano, mentre il Battista a Salim, verso il Nord) quanto della maggiore attrattiva che aveva la predicazione del giovane profeta di Nazareth.
Giovanni Battista sembra il protagonista di questo passo, in realtà il vero protagonista è Gesù, anche se sta sullo sfondo. I discepoli di Giovanni sono infastiditi dal successo di Gesù, che mette in ombra il loro maestro. Possiamo immaginare i discepoli del Battista mentre vanno a spiare le mosse di Gesù per poi tornare dal loro capo a dirgli: “Guarda Giovanni che «quello là» – notate non nominano mai Gesù – colui che era con te e al quale hai dato testimonianza, ebbene «quello là» sta facendo più seguaci di te, tutti gli vanno dietro!”.
Sembra di essere di fronte all’ennesima esperienza di gelosia, di invidia, di divisione… Non ci aspetteremmo questi sentimenti da persone spirituali. Invece eccoli qui a riproporre le stesse logiche di sempre. È una situazione che si ripresenta facilmente anche nei nostri ambienti, quanto ci è facile parlar male, dividere, sospettare, condannare, giudicare… niente di nuovo!!!
Cosa poteva fare Giovanni Battista? Avrebbe potuto arrabbiarsi, invece no! Lui percorre una via, che non potevamo prevedere. A chi gli parla di invidia e di gelosie, Giovanni risponde: l’amico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora la mia gioia è piena.
Giovanni esprime la sua gioia, tagliando corto con l’invidia dei suoi. Anzi il Battista coglie l’occasione per parlare di Gesù come il vero sposo di Israele.
Il Battista di fronte alle preoccupazioni – chiamiamole così – dei suoi, sposta l’accento del discorso sull’amicizia, definendosi: Io sono l’amico dello sposo.
Non un’amicizia generica, ma precisa e fidata, quella per cui l’amico dello sposo era chiamato a curare personalmente la preparazione delle nozze e della festa, a lui erano affidati i particolari del ricevimento e dei festeggiamenti.
L’amico dello sposo non reclama per sé la festa, ma vive l’amicizia come un servizio all’amico. E per questo è felice, è nella gioia.
Alla rabbia, all’invidia, al rancore, al pettegolezzo cosa oppone Giovanni? La sua gioia, lui è contento perché fa della sua vita un servizio e aggiunge: La mia gioia è piena. Lui deve crescere e io diminuire!
L’amicizia di Gesù è una relazione in cui non temo di essere giudicato. L’amicizia di Gesù dice la verità e rende liberi.
Il salmo 145 descrive come e di cosa è capace questo amico, un elenco di dodici attenzioni di Dio: «il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati… ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto…». Sono i dodici attributi di Dio che descrivono l’amicizia di Gesù con la nostra povera umanità.
E dicono anche la missione degli amici dello Sposo di oggi: ancora adesso sono queste le cose principali da fare per vivere nella gioia e lontani dalle gelosie, dalle invidie: proteggere i forestieri, sostenere gli orfani e le vedove, dare il pane agli affamati, portare una coperta a chi ha freddo…
Giovanni Battista aveva capito tutto questo … lo compie, ma resta sullo sfondo. Il cristiano come il Battista resta sullo sfondo, lontano dal bisogno di applausi, perché la sua gioia consiste appunto nell’accorgersi che l’altro entra in un rapporto vero con il Signore. Lui deve diminuire. Questo è il Natale per noi cristiani. Lui deve crescere….
Tutto ci deve portare a Gesù, non viceversa.
Rinnoviamo i nostri propositi, purifichiamo le nostre attese … e viviamo un vero Natale con Gesù.