Domenica 24 novembre
Pellegrini di speranza, è l’invito che ci viene dal motto del giubileo, che si aprirà tra qualche settimana, la notte di Natale. Pellegrini: quindi c’è un cammino da affrontare. Di speranza: quindi c’è una speranza, che prima deve metterci in cammino, poi deve irradiarsi da noi sugli altri, mentre siamo in cammino. Chiediamoci: c’è questa speranza in noi?
Il vangelo di questa seconda domenica di Avvento ci viene in aiuto nel riaccendere questa speranza in forza della quale riprendiamo il nostro cammino. Ci proclama una “bella notizia”, chiamandola “vangelo” (bella notizia appunto), una notizia che, se accolta, risveglia la speranza che è in noi.
“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Le parole di questo versetto sono state scelte con cura. Come se l’evangelista Marco volesse dirci: guarda che stai per iniziare a leggere qualcosa importante. Parole che potremmo tradurre così: questo libro ti racconta una bella notizia (Vangelo): Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio; il Messia che aspettavi e che stavi cercando!
Questa è la buona, la bella notizia. Nell'uso corrente il termine vangelo designa un libro, il libro dei vangeli, che racchiude la storia di Gesù narrata dai quattro evangelisti.
Ma il Vangelo prima d'esser un libro è la persona stessa di Gesù.
Questa cosa non ci è nuova, la conosciamo da un pezzo, ma possiamo dire che il nostro tendere verso la speranza ha come riferimento, come guida questo Gesù Cristo, Figlio di Dio? Dobbiamo riconoscere che forse viviamo questo cammino di speranza, fondandoci poco su Gesù, puntiamo poco su di Lui. La Parola ci dice invece che, se vogliamo essere dei pellegrini di speranza, dobbiamo rimettere Gesù al centro della nostra attenzione, affrontare sempre più la domanda: “Chi è questo Gesù?”, smettendo di dare per scontata la nostra conoscenza di Gesù.
L’evangelista Marco ha posto questo primo versetto all’inizio del suo vangelo come titolo, come indice del suo vangelo, perché il suo intento è proprio di aiutarci a rispondere alla domanda: “Chi è questo Gesù?”: una domanda, che riaffiora continuamente nel vangelo di Marco.
Però notiamo una stranezza: noi, dopo questo primo versetto, ci aspetteremmo che l’evangelista ci porti subito a Gesù e invece no: ci porta a Giovanni Battista, il messaggero, che prepara la strada, il profeta, che converte i cuori. Prima di arrivare a Gesù, c’è una strada da percorrere, una strada di conversione. Giovanni ci prepara ad incontrare Gesù, ci aiuta a raddrizzare i sentieri.
Giovanni lo definirei come un traghettatore, lui ci porta a Gesù. Lui che conoscendo i nostri tentennamenti e paure sta forte davanti a noi e ci indica la strada.
Come?
- Innanzitutto, Giovanni sta fuori dalle città, nel deserto, dove non c’è niente. Lo incontri solo se ci vuoi andare, se decidi di entrare nel deserto, ovvero dove non ci sono distrazioni, dove impari a stare anche da solo, con la tua fragilità di uomo. Eppure, luogo prezioso.
Noi possiamo incontrare Gesù se VOGLIAMO. Quello che in questo deserto ci insegna il maestro Giovanni è un cambiamento, una conversione. Giovanni Battista, voce che scuote e indirizza i passi nella giusta direzione. Giovanni Battista non spiega, ma indica. E come lo fa? Attraverso la sua testimonianza fedele. - Giovanni Battista chiedeva a coloro che accorrevano a lui, il Battesimo: sapete, questa parola in greco vuol dire “immergersi nel profondo”. Oggi è chiesto anche a noi di intraprendere questa immersione nella profondità di noi stessi, dove si trova lo spazio della speranza. Senza questa conversione interiore, la buona notizia di Gesù avrà poco o nessun impatto su di noi.
Essere pellegrini di speranza significa intraprendere un cammino di fede e fiducia verso una meta spirituale, portando con sé la luce e la speranza del Vangelo. Durante l'Anno Santo, questo concetto assume un significato ancora più profondo, invitandoci a riscoprire il senso della nostra vocazione cristiana e a vivere con maggiore intensità la nostra fede.