Omelia nella I Domenica di Avvento

PAROLA DEL PARROCO

Domenica 17 novembre


L’Avvento, che oggi iniziamo, è un Avvento particolare, perché culminerà con una celebrazione del santo Natale, che segnerà l’inizio dell’anno giubilare: la notte di Natale, infatti, il papa aprirà la porta santa della basilica di san Pietro.
“Pellegrini di speranza” è il motto di questo giubileo. Giunge allora propizio questo Avvento, perché l’Avvento dovrebbe aiutarci a riempirci di fiducia, di speranza.
La Parola di questa domenica non è facile, è anche difficile individuare messaggi di speranza. Letture che spaventano: frastuono di folla, il giorno del Signore che viene come una devastazione. Anche il vangelo parla di terremoti, carestie, guerre, angoscia di popoli.
Ma la Parola di Dio va interpretata in profondità e trovo due linee di riflessione che sembrano convincenti, e ci aiutano a fare tesoro anche di una Parola così complicata. 
La prima ci è data dal nome, che diamo a questo tempo: avvento, quindi si tratta di un venire.
E Gesù nel vangelo ci ha fatto capire di quale venire si tratta: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”.
L’Avvento pone l’accento non sul nostro andare verso Dio, ma sul venire di Dio a noi.
Dobbiamo porre l’attenzione su Colui, che viene a noi, la nostra attenzione deve lasciarsi attrarre da questo Figlio dell’uomo, che sta per venire.
Il Signore viene, ma chiede ad ognuno di noi una responsabilità, un impegno personale. Le letture di oggi non descrivono la fine del mondo, ma il mondo così com’è, luogo dove infuriano le calamità naturali e gli eserciti moltiplicano le loro armi. 
Il Signore viene, ma il mondo si sta allontanando da Lui. Noi parliamo di Vangelo, ma pochi sono coloro che lo vogliono ascoltare.
All’inizio di questo Avvento siamo chiamati a non tirarci indietro. Anche se poco ciò che posso fare, io devo impegnarmi per un mondo diverso. Se ciascuno facesse la propria parte… come sarebbe diverso.
La seconda riflessione. 
Oggi Gesù ci invita a perseverare. Perseverare in cosa? Perseverare nell'Attesa. Perseverare significa vedere Dio in ogni cosa, disiderare Dio in ogni evento: in un gesto di carità, negli occhi sorridenti di una persona, in una liturgia ben fatta. Vederlo in un bambino che viene al mondo, e vederlo in amici che ti aiutano. Tutto è impronta della Sua Bontà, della Sua Presenza. Alzate il capo!
Alzate il capo: sollevate lo sguardo, guardate in alto: per vedere cosa? Per vedere Dio che viene. Ecco, l’avvento è il tempo per lasciare che Dio venga, entri e abiti nella casa della nostra vita! 
Alzare il capo è il gesto di chi cerca con l’Alto, con Dio un dialogo, una relazione di amicizia. Ecco la preghiera del cuore, il dialogo profondo e intenso con Lui. 
In un mondo che è segnato dalla paura e dalla disperazione, il nostro sguardo deve essere sempre rivolto verso la luce di Cristo: “comportatevi come figli della Luce”.
L’Avvento è dunque il tempo della speranza. È il tempo di preparare il nostro cuore a ricevere Cristo.
La Parola di Dio ci aiuta a stare nella vita con sguardo vigile, per lasciarci attrarre da Colui che sta per venire.  

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