Alessandro, Santo e Martire

Chiese

Biografia


Nei primi giorni di agosto è stata posta nella Chiesa di Sant’Alessandro una nuova vetrata, realizzata per la ditta Tocchi di Colore l’artista Manlio Lodigiani, che rappresenta il Santo titolare. Non sono molte le raffigurazioni di Sant’Alessandro. 
Prima di tutto, chi era? La tradizione vuole che Alessandro fosse alfiere, quindi portava il vessillo, proprio come raffigurato sulla vetrata, nella legione tebea (proveniente da Tebe in Egitto), inviata nel 286 dall’imperatore Massimiano sul versante settentrionale del Gran San Bernardo per domare la rivolta dei locali Galli celti, i Bagaudi. 
Ecco perché il Santo è raffigurato con l’abito e l’elmo da soldato romano. Lì però tutti i soldati, che erano cristiani, avrebbero rifiutato in massa di adorare l’immagine dell’imperatore; un’altra versione della passio narra che invece i soldati si sarebbero ribellati all’ordine di passare a filo di spada le popolazioni locali, già cristianizzate. 
Qui si spiega la presenza della spada calpestata dai piedi del Santo; la spada inoltre rappresenta lo strumento della sua finale decapitazione e, il fatto di calpestarla, raffigura la vittoria sul martirio. Per tale rifiuto o ribellione, la legione sarebbe stata sottoposta (a cominciare dal comandante Maurizio) alla pratica militare della decimazione; i superstiti si sarebbero quindi dispersi in varie zone ai piedi delle Alpi, soprattutto in Piemonte, trovandovi successivo martirio, dando origine a un culto popolare vastissimo. Sono oltre quattrocento i santi cui è attribuita un’origine nella valle di Nilo e che ora godono di qualche patronato nelle zone subalpine. Alessandro fu proprio uno dei superstiti. Fuggì a Milano, ma venne riconosciuto e catturato; fuggì con l’aiuto di San Fedele e si diresse a Como; anche qui fu catturato e ne fu ordinata l’uccisione. Mentre il suo carnefice stava per calare la spada e decapitarlo, tra lui e Alessandro si innalzò improvvisamente una collina, per cui dovette desistere. Alessandro partì nuovamente verso Bergamo. Lungo la strada incontrò un corteo funebre e ridiede la vita al giovane che stava per essere sepolto. Successivamente varcò l’Adda a piedi e ne uscì completamente asciutto. Una volta giunto a Bergamo, invece che nascondersi, decide di darsi alla predicazione, con la quale convertì numerosissime persone. Dopo l’ennesima distruzione degli idoli pagani, venne catturato e martirizzato per decapitazione il 26 agosto 303. 
Si dice che dalle gocce del suo sangue nacquero numerosi fiori: se ne accorse Grata, la donna che trafugò il corpo di Sant’Alessandro per dargli degna sepoltura. Nella vetrata il Santo è rappresentato con il capo già circonfuso di luce, mentre la luce divina, dall’alto, con un raggio illumina la chiesa arcisatese a lui dedicata e lascia cadere tra le sue mani la palma del martirio. 
Proprio in un passo dei Salmi si dice che, come fiorirà la palma, così farà il giusto: la palma infatti produce un'infiorescenza quando sembra ormai morta, così come i martiri hanno la loro ricompensa in paradiso.
CM

 

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