Don Andrea si racconta
Ormai manca poco. Sabato 8 giugno, assieme ai miei compagni di classe, sarò ordinato presbitero dal nostro Arcivescovo. Questo significa tante cose importanti per la mia vita, tra cui anche la conclusione della mia esperienza pastorale qui tra le parrocchie della Valceresio. È quindi questo, per me, un tempo di saluti e di rilettura di quanto vissuto e ricevuto in questi due anni (sono in valle dal maggio 2022) prima come seminarista e, in questi ultimi mesi, come diacono.
Direi che questa esperienza è stata per me come un’estesa palestra di allenamento, in cui ho avuto la possibilità, col passare dei mesi, di incontrare la maggior parte delle realtà giovanili del decanato.
Pur con qualche fatica - specie nel ricordare sempre i nomi di tutti - è stata veramente un’esperienza preziosa, in cui ho potuto scoprire e condividere tanti momenti belli.
Ricordo ancora con piacere la mia esperienza con le comunità di Cuasso, con la quale ho condiviso il tempo dell’oratorio estivo, e la possibilità di affiancare don Matteo nei momenti di preghiera mattutini negli oratori di Arcisate e Brenno.
Nell’anno pastorale 2022/23 ho avuto l’occasione di incontrare l’esperienza degli scout di Induno e i gruppi chierichetti di Induno, Arcisate e Brenno, passando le domeniche pomeriggio in queste realtà.
L’estate 2023 è stata poi l’opportunità per conoscere anche le realtà della comunità pastorale Sant’Elia, vivendo con intensità la proposta estiva dell’oratorio di Saltrio e, in parte, quella di Viggiù e Baraggia, concludendo poi il mese di luglio con le vacanze estive decanali con medie e adolescenti. Infine, ad inizio agosto, abbiamo vissuto l’intensa esperienza della GMG di Lisbona, dove ho potuto conoscere anche alcuni giovani di Bisuschio e Porto Ceresio.
In questi ultimi mesi, dopo essere stato ordinato diacono, in accordo con don Matteo, ho cercato di trovare momenti e spazi per provare a custodire le relazioni con tutte queste persone e comunità.
Tra tutto quanto vissuto, sento il dovere di testimoniarvi questo: lo Spirito Santo sta lavorando in questa valle! È in azione nei cuori e nelle menti di tanti di voi.
Occorre però avere la pazienza di lasciarlo lavorare e di accogliere i cambiamenti in atto, assecondando la sua azione, trovando un equilibrio tra gli estremi del campanilismo e dell’omologazione.
Ci serve pazienza, perché è normale che i cambiamenti possano portare delle difficoltà, a volte addirittura delle sofferenze. Non sempre è facile viverle, ma in un cammino le fatiche potrebbe anche essere un sintomo buono, che indica che, piano piano, si sta comunque andando avanti, e non si è fermi sul sentiero.
Ci serve pazienza anche perché nessuno ha le soluzioni in tasca, ed è possibile anche che ci possano essere degli errori, da parte di tutti, anche di chi ha maggiori responsabilità.
Ci serve pazienza anche perché il nostro cammino chiede tempo. Se è vero che non è il tempo dell’immobilismo, dall’altra parte serve anche la pazienza di affrontare un cammino che avrà i suoi tempi. Non c’è fretta! non sono i tempi per correre! Correndo senza conoscere bene la strada si rischia di inciampare e forse cadere, di perdere qualcosa o qualcuno sul sentiero, di non godersi il panorama, di arrivare alla meta eccessivamente stanchi e col fiatone, sempre che ad un certo punto non si ceda per la spossatezza alla tentazione di tornare indietro.
Ci serve pazienza anche perché, per conoscere gli altri, conoscere sé stessi e per farsi conoscere, serve tempo. Se non ci riscopriamo nella nostra più radicale ed essenziale identità, quella cioè di comunità fondate e guidate dalla Spirito del Risorto, se non avremo il desiderio di conoscere chi ci sta attorno, sapendo che anche lì c’è Gesù che ci attende, se non avremo noi stessi la pazienza di conoscere e farci conoscere, rischieremo di perdere tutti una grande occasione, personale e comunitaria.
Ecco allora cosa mi porto via da questi due anni con voi: l’importanza fondamentale, per un prete come per ogni uomo e donna, della virtù della pazienza per fare esperienza dell’azione dello Spirito Santo in noi e in chi ci sta attorno. Da questa pazienza deriva un’autentica e duratura esperienza spirituale: possa il Signore infonderla ogni giorno nei nostri cuori.