L’intenzione era quella di scrivere due righe per ricordare la data del rinnovo dei Consigli Pastorali, per tenerla presente, dato che le votazioni avverranno durante le celebrazioni di quella data; volevo invitare a riflettere su quanto c’è ancora da fare per approntare una lista di persone che, insieme ad alcune facenti parte del consiglio uscente, vogliano mettersi in gioco per ‘consigliare’ e portare il proprio contributo di pensiero alla nostra Comunità Pastorale.

Mentre il foglio bianco della schermata del computer sembra chiedermi di scrivere qualcosa, lo sguardo mi cade su un libricino verde, letto ormai qualche mese fa’: Mario Delpini Arcivescovo di Milano ‘Il coraggio, uno se lo può dare. Per una pratica della fiducia’. E’ il discorso che in occasione della festa di Sant’Ambrogio, il nostro Arcivescovo ha rivolto alla città, come fa di consueto ogni anno.

Il titolo della lettera usa, capovolgendole, le parole che Don Abbondio,  personaggio pavido e mediocre dei Promessi Sposi, pronuncia per giustificare il proprio comportamento in un imbarazzante dialogo con il cardinal Federigo: “Torno a dire, monsignore … che avrò torto io … il coraggio uno non se lo può dare”. (A. Manzoni, I promessi sposi cap. XXV).

Mi scuso per aver scomodato Mons. Delpini e … Manzoni, ma questo mi ha fatto pensare ad un breve colloquio recente in proposito, in cui si avvertiva l’importanza, il dovere di prendersi cura del bene comune, della vita della nostra Chiesa, ma la sfiducia e la paura prendevano sempre il sopravvento. Scrive sempre l’Arcivescovo :”Si avverte la bellezza e il fascino di una proposta, ma alla fine si declina l’invito: ‘E se poi? Meglio non rischiare!’”. E’ l’epidemia della paura, più contagiosa e più subdola di quella sanitaria appena superata.  Quanto di don Abbondio c’è in noi!

Eppure tra di noi ci sono tante persone che hanno molto da dare, molto che potrebbero seminare, tanta bellezza e fiducia che potrebbero far emergere, tantissime idee germoglierebbero: ‘il coraggio, uno se lo può dare’!

Facciamoci avanti, parlando con il Parroco, confrontandoci con chi ha già lavorato nel Consiglio, senza trincerarci dietro una falsa umiltà, ognuno di noi ha qualcosa da dare.

Segniamo allora la data del 26 maggio in rosso … anzi in verde!