Riflessione nella IV Domenica di Quaresima
Nel lungo e dettagliato racconto della guarigione del cieco nato, l'aspetto più interessante è la modalità con cui Gesù opera il miracolo: innanzitutto si ferma a fare del fango con la sua saliva e lo mette sugli occhi del cieco. Sembra quasi rendere ancora maggiore la cecità e impossibile la guarigione ma questo fango rappresenta la nuova creazione.
È lo stesso fango con cui Dio aveva creato gli uomini: la presenza di Gesù nella vita degli uomini li rende uomini nuovi. Questo è il motivo per cui ci rivolgiamo a lui e per cui ascoltiamo la sua parola: diventare uomini e donne nuovi. Importante il fatto che la guarigione non avviene in quel momento, ma attraverso un ordine: "“Va’ a Siloe e lavati!”. E il cieco, andando alla piscina di Siloe e lavandosi gli occhi, tornò che ci vedeva". È molto interessante: il miracolo avviene dopo quasi che Dio non voglia imporre la sua presenza nel miracolo della guarigione. Non solo, ma avviene grazie all'opera del cieco: significa che Dio non impone la sua presenza anzi opera nella vita degli uomini senza che questi neanche se ne accorgano, ma significa anche che per guarire veramente c'è bisogno non solo della presenza di Dio, ma Dio chiede all'uomo di alzarsi e mettersi in cammino. Senza questo gesto non ci sarà mai guarigione, è il segno che Dio rispetta la libertà dell'uomo.
Siamo tutti come questo cieco, siamo chiamati a diventare uomini e donne nuove, siamo chiamati a scoprire i gesti di Dio nella nostra vita e le guarigioni che lui porta alla nostra esistenza nonostante lo stile di Dio che fa tutto questo senza farsi notare ma, soprattutto, siamo chiamati a metterci in cammino, ad alzarci, da andare a Siloe perché Dio ci guarirà solo attraverso la nostra volontà. Siamo invitati ad alzarci, ad andare verso questa fontana per ritrovare la vista.