Riflessione nella III Domenica di Quaresima
Il lungo dialogo fra Gesù e giudei, discendenti di Abramo, che avevano creduto
in lui, termina con il gesto dei giudei che raccolgono pietre per gettarle contro Gesù.
Pietre che diventano protagoniste: le stesse pietre possono servire per costruire o
per distruggere, possono edificare o uccidere.
Quando nel mondo antico venivano assediate le città, le catapulte gettavano pie
tre contro le mura fatte di pietre che erano state edificate per proteggere. La stessa
pietra poteva uccidere o salvare, poteva distruggere o proteggere.
Lo sappiamo molto bene perché tutto nella vita può servire in modi opposti: le
nostre parole possono rendere felici o colpire e ferire, le nostre azioni possono por
tare del bene agli altri o rapire il bene della vita degli altri, la nostra esistenza può
portare tenebre nel cuore degli altri o luce.
Siamo chiamati a pensare come vogliamo utilizzare le cose della nostra vita, il
sogno di Gesù è che la nostra vita sia una eterna occasione per portare del bene agli
altri, che le nostre parole, le nostre azioni, le nostre risorse, le nostre qualità, le nostre ricchezze possano essere occasioni per fare del bene agli altri e possano diventare fonte di felicità per le persone che abbiamo intorno.
Papa Francesco dice di costruire ponti e di non costruire mura, le stesse pietre
possono diventare motivo di divisione, motivo di incontro. Trasformiamo la nostra
vita in una grande occasione di felicità per gli altri: questo è il sogno di Gesù, questo
è il sogno di Dio, questo potrebbe essere anche il sogno del nostro cuore.