Assemblea Sinodale
1. Quali sono le caratteristiche della nostra comunità cristiana? Su cosa si fonda in modo particolare per creare la sua identità e renderla visibile? Ad esempio: sulla formazione… sulla spiritualità…sulle modalità di aggregazione… sulla missione… sulla carità…
La nostra comunità pastorale dopo cinque anni dalla sua fondazione (ottobre 2018) ha percorso i primi passi di vita comune che ne stanno tratteggiando uno specifico volto. Alcune iniziative comuni quali le giornate eucaristiche, gli esercizi spirituali, i gruppi di ascolto, la formazione delle catechiste, hanno arricchito la propria spiritualità. Anche alcune iniziative più ricreative sono state un’opportunità bella di esperienza comunitaria.
Tanti sono ancora gli aspetti più oscuri che evidenziano la necessità di un cammino all’insegna dell’UNITA’, che spesso purtroppo è percepita come intralcio e non come risorsa, nell’idea di preservare ciò che è in atto nelle singole realtà e non nel condividere le risorse umane e di pensiero. Le attività oratoriane infatti sono completamente distinte, la pastorale giovanile è praticamente inesistente, stanno facendo un discreto cammino gli adolescenti, ma solo ad Arcisate. Anche i Pre-ado fanno fatica riprendere un volto ben preciso.
C’è tanto da fare e sicuramente più di qualche anno fa occorre impegnarsi sulla MISSIONARIETA’: in parrocchia oltre l’80% degli abitanti non frequenta la vita parrocchiale, così pure è necessario valorizzare la VITA COMUNITARIA. La nostra comunità non è “unita”, ciascuno si trova bene e lavora bene nel proprio gruppo, ma si fa ancora tanta fatica a conoscersi e camminare insieme. È ancor vivo e più che mai forte un campanilismo tra le due comunità che rende faticoso raggiungere un volto evangelico.
È assente completamente la pastorale familiare, come pure manca una formazione (anche la richiesta di questa) che agevoli la coordinazione dei gruppi.
Presente in maniera attiva e lodevole è la CARITAS che si avvicina alle nostre famiglie in particolare a quelle più bisognose. Interessanti sono le iniziative che ogni anno vengono proposte a tutti i fedeli.
Di valido aiuto è il giornalino ARCO che entra in tutte le famiglie della comunità pastorale, soprattutto, per la maggior parte di esse, rimane l’unico messaggio cristiano che entra in casa loro.
2. La vita ordinaria della comunità si evidenzia in modo particolare nella celebrazione dell’Eucarestia domenicale e nello svolgersi dell’anno liturgico: quale cura e attenzione si hanno a questo riguardo?
La celebrazione dell’Eucaristia domenicale e feriale lungo l’anno liturgico è ben curata sia da parte dei celebranti che dall’intera comunità. Lodevole è il servizio prestato dagli animatori della liturgia e da chi cura il canto.
Anche nella nostra comunità è aumentato il “vuoto” alle celebrazioni, in particolare i bambini con le loro famiglie che vi partecipano solo se ‘obbligati’ da alcuni momenti specifici legati al catechismo, nonostante vari tentativi e proposte mirati ad un maggior coinvolgimento che potrebbe riaccendere loro il desiderio di partecipazione.
Soprattutto per Arcisate è buona cosa migliorare il repertorio dei canti, rimasto fermo a decine di anni fa e si chiederà alla corale di essere presente nei momenti più significativi della vita parrocchiale… vedi la processione della Madonna delle Grazie. Ci si augura che in occasione dell’unica Messa della notte di Natale e della Veglia Pasquale, le corali di entrambi le parrocchie possano eseguire insieme i canti. Lo si fa in decanato, ma è più faticoso nella comunità pastorale.
Sarebbe da rivedere il libretto canti, creandone uno per la comunità pastorale.
È lodevole la presenza di volontari che costantemente curano gli ambienti, gli oggetti sacri, la biancheria e i paramenti, gli arredi e i fiori. Ad Arcisate, considerata l’età che avanza, si auspica un ricambio nelle persone volontarie che curino la sacristia e la chiesa pensando ad un accompagnamento per introdurle a questo servizio.
È da migliorare la cura e l’accoglienza in occasione della celebrazione dei funerali sapendo che rimane l’unico momento dove si incontrano la maggior parte dei fedeli che durante l’anno non frequentano e non vivono l’esperienza cristiana.
Anche i gruppi chierichetti di entrambi le parrocchie sono in discesa!!! Occorre trovare nuove proposte e in particolare una guida.
3. Negli ultimi anni quali sono state le scelte più significative nella programmazione pastorale? Si riesce a valutare se e quale riscontro hanno avuto nella comunità?
I tempi forti, Avvento e Quaresima, sono ben organizzati, purtroppo sono sempre le stesse persone che vi partecipano, le famiglie più giovani non si lasciano per niente coinvolgere. Sarebbe bello celebrare la Messa una volta alla settimana alle ore 6.30 a S. Alessandro e non solo in quaresima permettendo così a chi lavora e studia di partecipare.
L’iniziativa degli esercizi spirituali è molto apprezzata dalla Comunità, si cercherà di migliorare e continuare questo percorso che aiuta a focalizzarci sul contenuto del Vangelo, così come i gruppi di ascolto della parola. L’obiettivo è di raggiungere persone nuove. Positiva è l’esperienza della visita nelle case delle catechiste in occasione del S. Natale come pure la preparazione al Sacramento del Battesimo rivolta alle famiglie da parte di figure laicali.
4. Cosa chiede la gente in particolare alla nostra comunità, anche in maniera non esplicita, e cosa si aspetta di trovare?
La comunità chiede ascolto, attenzione e accoglienza, anche se è difficile concretizzare questi atteggiamenti. È importante non dimenticare il “senso” del nostro essere comunità. Senza uno spirito evangelico ci si riduce a pura esteriorità che nel tempo porta a far cadere ogni proposta. Anche alla nostra gente sempre più spesso, la fede non sta dicendo più niente.
Le proposte dei nostri oratori, seppur ridotte al minimo, non sono seguite. In entrambi gli oratori, ma in particolare ad Arcisate, manca una comunità di adulti che sia presente non solo per organizzare, ma come riferimento. Ci si augura in un prossimo futuro che, come esiste un Consiglio pastorale unico, così possa essere unico anche il Consiglio dell’oratorio, che peraltro ad Arcisate non esiste.
La nostra comunità non è vista come una risorsa per conoscere il Vangelo e seguire Gesù Cristo, ma interessa solo la richiesta di “servizi e sacramenti” per non far mancare la festa ai propri figli. La parrocchia è solo un luogo di appoggio a buon prezzo per l’estate e per gli aiuti economici e servizi sociali ai più bisognosi.
5. Quale rapporto vi è tra i laici e i presbiteri? C’è scambio, dialogo, condivisione di progetti, riconoscimento dei ruoli di ciascuno, si può quindi parlare di corresponsabilità?
Nel corso di questi cinque anni si è passati da tre sacerdoti ad uno solo, aiutato da un vicario molto impegnato nel decanato e nella zona pastorale per la Caritas. Anche il sacerdote che abbiamo è parroco di Induno e decano. Rimane pertanto poco tempo per il confronto e ci si trova solo nei momenti di organizzazione di attività. Si parla di corresponsabilità, ma tutto deve essere vagliato dal Parroco e questo pone problemi di tempistiche.
Positivo è l’inizio di un maggior coinvolgimento dei laici in diversi ambiti e ci si augura che aumentino le responsabilità nei diversi ministeri laicali. Ottimo il lavoro delle catechiste, guidate da Suor Angela, che stanno imparando a responsabilizzarsi nel loro servizio.
Non si può dimenticare che per i laici è molto più difficile prendere degli impegni continuativi perché hanno famiglia e un proprio lavoro.
Incontriamo meno i preti, ma anche le persone dei nostri paesi. Per strada c’è poca gente ed è difficile incontrare qualcuno: il tessuto sociale e il modo di vivere il paese sta cambiando velocemente, uno dei rischi è che diventi un luogo ‘dormitorio’, povero di relazioni e di desiderio di generarne. Dovremmo sfruttare meglio le occasioni di incontro coi genitori instaurando un clima di accoglienza autentica che avvicini e non di giudizio che allontana.
6. Il nostro è un tempo di grandi trasformazioni sociali, culturali e anche ecclesiali: quali di questi cambiamenti stiamo intravedendo anche nella nostra parrocchia? Se e come ci stiamo preparando a questi cambiamenti?
Non è stato facile dare una risposta. Certamente le esperienze decanali ci aiutano a tenere uno sguardo più aperto. Le due sorelle che operano nell’ambito decanale ci aiutano a sentirci più coinvolti.
La presenza di un solo sacerdote ci sta mettendo alla prova. Servirebbero persone che non solo collaborino nei nostri ambienti, ma anche che ci aiutino a pensare e ringiovanire la presenza dei cristiani nei nostri paesi.
Nel futuro si dovrà pensare ad un nuovo orario di Messe considerata la scarsa partecipazione numerica di fedeli e i pochi sacerdoti, costretti a correre da un luogo all’altro, ovviamente a scapito della possibilità di stare accanto alle gente, anche solo per scambiare quattro parole fuori di chiesa…
Ottima la scelta di responsabili laici nei nostri oratori, anche se dovrebbero essere volontari e non pagati, considerate le condizioni economiche in cui si trovano le nostre parrocchie.
7. Come sono i rapporti e le collaborazioni con il decanato?
Alcune iniziative sono presenti da anni: Percorsi fidanzati, catechiste, corali, giovani, vacanze ragazzi ecc.
Le parrocchie dovrebbero dare precedenza alle attività decanali e non sovrapporle. Ci si augura che presto ci possa essere un coordinamento decanale per la pastorale familiare.
Anche la III età partecipa alle proposte decanali… solo Brenno però, perché ad Arcisate non esiste il movimento. Pur essendo vivo da anni il Gruppo Missionario decanale la nostra comunità pastorale non vi ha mai fatto parte. Per contro la Caritas da molto tempo ha strutturato un lavoro decanale di scambio e di sostegno reciproco, sia a livello di formazione che di iniziative.