Speranza decapitata: aspettare è un'arte

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Editoriale di don Claudio


C'è un modo sicuro di distruggere la vita... quello di togliere la speranza! Se vogliamo rendere triste una persona basta toglierle il futuro, le sue giornate diventano vuote ed il tempo passa lasciando nel cuore la noia. Tutti hanno nel cuore delle attese, è così perché non siamo completi o, se si vuole, non siamo perfetti. Ci sono tante cose che desideriamo avere perché non abbiamo tutto! Forse per questo le persone tristi non si aspettano più nulla dalla vita: sta qui la vera definizione del giovane e del vecchio che non va fatta a partire dal numero degli anni, ma dalle attese che uno porta in sé. Così scopriamo che ci sono dei "giovani" che sono vecchi perché sono spenti e chiusi in loro stessi, non aspettano nulla di interessante, e dei "vecchi" che sono giovani perché credono in un futuro nel quale essi, in qualche modo, si sentono ancora protagonisti. Ad onor del vero, ci sono dei bisogni immediati che sono prepotenti e catturano la nostra attenzione, li possiamo chiamare con la parola sintetica di "benessere" che può essere coniugato anche con altri termini quale fame, sonno, tranquillità... Ma è tutta qui la nostra speranza?
1. Certamente molte delle nostre scelte sono condizionate dalla voglia: faccio questo perché mi piace e mi fa star bene, non faccio quest'altro perché non ne ho voglia! Ma il bisogno immediato è l'unico motore della nostra vita?
2. C'è sicuramente anche l'interesse ed il tornaconto... ci sono infatti cose che facciamo anche se non ci piacciono e le facciamo perché ci guadagniamo (ad esempio andiamo a lavorare non sempre perché ci piace ma perché è importante per avere uno stipendio... sono sicuro che se non ci fosse la remunerazione di un lavoro non andremmo a lavorare).
3. Ma c'è una terza motivazione che potremmo chiamare con il termine "senso" o" valore". Ci sono cose che non ci piacciono, cose che non fanno guadagnare nulla, anzi alle volte sono faticose, ma "hanno un significato"! Penso sia questo terzo livello che fa diventare "saggia e grande" una persona. È il significato di una cosa che deve prevalere nelle nostre scelte altrimenti diventiamo imprevedibili perché corriamo dietro agli umori del momento o al tornaconto personale!
L'Avvento che stiamo iniziando è caratterizzato proprio dall'attesa. Siamo invitati ad aspettare per dar senso ai nostri sogni e per verificare se i nostri desideri sono saggi e veri. Il Signore, in questo periodo che precede il Natale, ci sta dicendo che noi abbiamo bisogno di lui. Queste settimane ci devono aiutare a capire se noi desideriamo o no incontralo e conoscerlo. Lui è già venuto, ma noi non l'abbiamo capito, gli è già capitato di essere incompreso nella sua vita pubblica quando pochi hanno creduto in lui. Noi forse non siamo molto diversi da quel popolo che lo ha respinto, fino al punto di metterlo in croce. Il nostro atteggiamento è effettivamente simile a quello, solo che noi non abbiamo a che fare fisicamente con lui e per respingerlo basta ignorarlo! La nostre fede è così abbassata ai primi dei due livelli citati ("credo se ho voglia" e "credo se ci guadagno", se Dio mi dà quello che gli chiedo!); mentre dovrebbe essere riposizionata al terzo livello: "credo perché la conoscenza di Cristo mi fa diventare una persona autentica". 
Allora la fede diventa stimolo per una vita più coraggiosa, dona motivazioni per costruire il futuro secondo un progetto che non è quello che piace a me ma è quello suggerito da Dio che è il vero sapiente. 

don Claudio
 
 

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