La Chiesa riparte

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È uscito il numero di settembre ottobre de L'Arco


Lo scorso mese di maggio nel corso dell’assemblea di tutti i vescovi italiani riuniti a Roma, Papa Francesco ha chiesto che ci sia una consultazione dal basso coinvolgendo il popolo di Dio delle singole diocesi. Di fatto Papa Francesco trasforma il Sinodo dei vescovi da evento riservato ai prelati, a processo, a percorso con al centro il popolo di Dio. 

Il “cammino dal basso” si pone nel solco della Chiesa primitiva – quella raccontata dagli Atti degli Apostoli e dai Padri della Chiesa – e che il Vaticano II ci ha riconsegnato quando ha parlato della Chiesa come popolo di Dio facendo emergere la natura più vera della comunità cristiana. È necessario, cioè, partire dall’ascolto della comunità in tutte le sue componenti. Questa dinamica dà modo di recuperare il senso più vero della Chiesa come grande famiglia.  

Più volte sentiamo parlare di “sinodalità”. È un termine che risuona sempre più frequentemente nel linguaggio ecclesiale ai nostri giorni. La sinodalità esprime la figura di Chiesa che scaturisce dal Vangelo di Gesù e che è chiamata a incarnarsi oggi nella storia. ‘Sinodalità’ significa ‘camminare insieme’ e indica il cammino del popolo di Dio, ma anche il suo radunarsi in assemblea in ascolto reciproco e dello Spirito Santo o intorno all’Eucaristia. 

La Chiesa non è fatta solo dai sacerdoti, dalle religiose o dai religiosi. Papa Francesco più volte ci ha messo in guardia dal clericalismo e in una bella immagine ha ribadito che: «Nessuno di noi è stato battezzato prete né vescovo: siamo stati tutti battezzati come laici e laiche. I laici sono protagonisti della Chiesa». La Chiesa, quindi è composta da tutto il popolo di Dio e, insieme – ciascuno secondo le sue specificità, i suoi talenti -, partecipa alla vita della comunità e alla forza della Chiesa. 

Anche la nostra comunità cristiana sarà chiamata a vivere l’esperienza della sinodalità. Insieme, questo nuovo anno pastorale, faremo dei passi segnati dalla corresponsabilità di tutti, con il coraggio di non farsi condizionare dal “si è sempre fatto così”. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto. 

Una Chiesa in “cammino sinodale” sa dare e fare tempo e spazio alle domande degli uomini e delle donne di oggi. Una Chiesa in “cammino sinodale” genera uno sguardo positivo e accogliente. Anche per questo ora “tocca a noi tutti insieme”. 

Anche nel nostro Decanato della Valceresio ci sono delle novità interessanti, non solo per l’arrivo di nuovi parroci e la presenza di un Vicario decanale per i giovani, ma anche per la costituzione del “Gruppo Barnaba” in vista dell’Assemblea Sinodale Decanale.  

Di cosa si tratta? Si tratta di un progetto percorso che da un po’ di tempo la Diocesi di Milano sta elaborando e che ora giunge ai suoi passi decisivi. Si tratta di un desiderio espresso più volte dall’Arcivescovo mons. Mario Delpini e condiviso con i suoi collaboratori. “Oggi è sempre più evidente che “il territorio non è più solo uno spazio geografico delimitato, ma il contesto dove ognuno esprime la propria vita fatta di relazioni, di servizio reciproco e di tradizioni antiche. È in questo “territorio esistenziale” che si gioca tutta la sfida della Chiesa in mezzo alla comunità. Sembra superata quindi una pastorale che mantiene il campo d’azione esclusivamente all’interno dei limiti territoriali della parrocchia (…) (Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” 20.07.2020).

Il nostro Arcivescovo ha fatto sue queste istanze pensando e proponendo di rinnovare e rilanciare con uno spirito nuovo, in un orizzonte più ampio e coinvolgente le realtà laicali del Decanato.  Egli esplicitamente ha scritto e ripetutamente asserito che: «Ritengo che non si possa immaginare una presenza territoriale della Chiesa in cui i laici non siano chiamati a esprimersi e a prendersi responsabilità. Ritengo inoltre urgente che i laici e i consacrati siano chiamati a condividere le responsabilità per le scelte ecclesiali: troppo spesso tutto grava sui preti e tutto dipende dai preti».  

Di fatto abbiamo tutti la precisa consapevolezza che c’è bisogno di un vero luogo di ascolto delle esperienze di tutti i laici, per una lettura dei “segni dei tempi”, un ascolto del territorio, un discernimento in vista di nuove scelte pastorali. 

Ecco l’“ASSEMBLEA SINODALE DECANALE” necessaria per dare questo sguardo complessivo sul territorio del decanato dove le singole parrocchie da sole non riescono ad operare e dove invece sarebbe opportuno agire unitariamente: pensiamo alle realtà del lavoro, della scuola, della sanità, della politica e dell’economia, della cultura, delle emergenze educative e sociali…

Prima di arrivare alle “Assemblee Sinodali Decanali” è prudente, saggio e opportuno fare alcuni passi graduali. Primo fra tutti la costituzione del “GRUPPO BARNABA”. Oltre al decano, al segretario del decanato e al moderatore, il gruppo è composto da alcune persone laici, laiche, che per esperienza ecclesiale si incontrano per pregare, riflettere e confrontarsi.

Proprio per questo la Proposta pastorale 2021-2022 dell’Arcivescovo (quella che è comunemente la lettera pastorale) è dedicata alla sinodalità e ci avvierà verso un percorso formativo per costituire le Assemblee sinodali.  

Saremo guidati da Mons. Delpini a riflettere su alcuni brani del Vangelo di Giovanni dal capitolo 13 al 17, riassunti in tre termini: una Chiesa «unita, libera e lieta». Unita nel cammino della sinodalità e di corresponsabilità; libera perché è nel mondo, ma non è del mondo, come Gesù raccomanda nei discorsi dell’Ultima Cena. Una Chiesa lieta, perché come una madre che partorisce, vive il travaglio, ma quando vede che nasce un uomo si rallegra.

Ecco un altro e nuovo anno pastorale davanti a noi. Come tutti gli anni non c’è niente di nuovo e c’è tutto di nuovo, le cose di sempre e i tentativi di farne di nuove o almeno diverse. Una cosa è certa: siamo sempre in cammino, siamo un popolo, una Chiesa perennemente pellegrina verso la “città santa, la Gerusalemme nuova”, una Chiesa in cammino che non teme di riformarsi e leggere i segni dei tempi; la nostra fede non può restare sempre la stessa ma deve maturare, passo dopo passo. È questa situazione peregrinante che rende attraente l’esperienza cristiana e ci spingere a vivere con entusiasmo e mai con rassegnazione, nostalgia o risentimento. Dunque: coraggio, forza, andiamo avanti!

don Claudio


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