Un silenzio che si taglia con il coltello. È quello che – in piazza San Pietro, il 27 marzo 2020 – ha accolto il Papa pellegrino solitario; ed è quello che avvolge, speriamo ancora per poco, le strade deserte intorno al Santo Sepolcro. Con questo parallelismo, il cardinale Leonardo Sandri – Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali – introduce la giornata dedicata alla Colletta di Terra santa. Un appuntamento che si rinnova ogni Venerdì del Triduo pasquale. In entrambe le scene, orientate «verso il Crocefisso», scrive il porporato, «dinanzi a esso il mondo intero si è come messo in ginocchio, supplicando la fine della pandemia, e facendo sentire tutti accomunati dallo stesso mistero di dolore».
Un mistero di dolore che, per esempio, in Siria dura da ben dieci anni. Mezzo milione di persone sono morte per la guerra; gli sfollati sono 12 milioni, 6 dei quali rifugiati nei Paesi vicini; il 60% della popolazione rischia la fame. La forte e antica precarietà, però, abita tutti i territori affidati alla Custodia Francescana in Medio Oriente. E il Covid l’ha peggiorata. I pellegrinaggi, per citare un solo ambito, sono stati azzerati. Una attività quasi esclusiva per le famiglie cristiane.
Il Cardinale prefetto, nel messaggio menzionato, così dettaglia: «In molti Paesi il persistere della guerra e delle sanzioni ha aggravato gli effetti stessi della pandemia. Inoltre è venuto meno anche parte dell’aiuto economico che la colletta pro Terra Sancta ogni anno garantiva, a motivo delle difficoltà di poterla svolgere in molti Paesi nel 2020». La raccolta ha fruttato 9.775.603,58 dollari. Di questi, circa 7 milioni provengono dall’obolo diretto del 2020, mentre circa 2 milioni derivano da offerte pervenute per anni precedenti. La flessione si è registrata pure in Italia, dove l’iniziativa si è potuta comunque tenere in settembre. I risultati, infatti, sono stati ben lontani dagli standard consolidati. La diocesi di Milano, per esempio, ha raccolto 77.811,68 euro, la metà degli scorsi anni.
I Paesi che beneficiano della Colletta, sono Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq. Di norma, la Custodia di Terra Santa riceve il 65% della somma. È impiegata per opere rivolte ai pellegrini e alla comunità locale; per emergenze specifiche di alcuni luoghi; per stipendi ordinari della Custodia. Tra le uscite, ricordiamo sommariamente quelle che hanno riguardato la Giordania, che ospita migliaia di profughi dai Paesi vicini; il Libano, dove nel porto di Beirut, lo scorso agosto, c’è stata una esplosione; in Siria, con l’impennata delle spese mediche per la popolazione a causa del Covid. Da registrare, poi, come nella realizzazione delle opere, sia stata privilegiata la forza-lavoro dei cristiani palestinesi, i quali non beneficiano né di welfare, né di ammortizzatori sociali.
Il restante 35% della somma, invece, va alla Congregazione per le Chiese Orientali, che la utilizza per la formazione dei candidati al sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente. Un sito (www.collettavenerdisanto.it) riporta il rendiconto annuale; le modalità di versamento, aperte tutto l’anno anche per i singoli donatori; materiali e sussidi per la preghiera.
E proprio la motivazione spirituale della Colletta è rilanciata dal commissario della Custodia per il Nord Italia, padre Francesco Ielpo: «Le prossime celebrazioni pasquali ci introdurranno, ancora una volta, nel mistero della Passione, Morte e Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo e ridoneranno speranza al nostro cammino cristiano. Il Venerdì santo, poi, diventa, un’occasione per meditare le sofferenze di Cristo e rinsaldare i nostri legami di affetto, solidarietà e riconoscenza verso la Chiesa Madre di Gerusalemme dove i Misteri della nostra redenzione si sono realizzati».
di Massimo PAVANELLO da chiesadimilano.it
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