Cristo, luce vera che illumina anche la nostra notte

In questa quinta domenica di Avvento siamo invitati a volgere lo sguardo a Gesù, che il Vangelo di Giovanni ci presenta come la “luce vera, quella che illumina ogni uomo”. È una luce che non abbaglia, ma che accompagna e penetra nelle pieghe della nostra esistenza, anche nelle zone più oscure.


Gesù stesso ci rassicura:

“Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre”.


Negli ultimi giorni che ci separano dal Natale, la liturgia ci richiama al cuore dell’evento che celebriamo: Cristo, luce del mondo. Una luce che ci precede, ci sostiene e ci rialza. Siamo chiamati ad aprire il cuore a questa presenza, perché illumini le nostre scelte, le nostre relazioni, il nostro quotidiano, e ci conduca a un Natale autentico.


Nel nostro cuore abitano tante paure: la precarietà, il futuro incerto, la malattia, le fragilità personali e di chi ci sta vicino. La paura si diffonde come un contagio invisibile, invade ogni spazio, oscura tutto. Non esiste una bacchetta magica che la cancelli. Tutti attraversiamo notti oscure, che non si rischiarano con un semplice interruttore e che sembrano schiacciare la speranza. E davanti alle sofferenze degli altri, nasce spontanea la domanda:

“E se accadesse anche a me?”


A queste oscurità, la Parola di questa domenica offre un dono: Giovanni viene inviato “come testimone, per dare testimonianza alla luce”. Non era lui la luce, ma indicava la “luce vera, quella che illumina ogni uomo”.


Eppure, c’è una paura particolare: la paura della luce. Gesù stesso lo ha sperimentato: “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. Anche noi, a volte, fuggiamo la luce: ci fa paura cambiare, vedere la verità, lasciarci amare. Eppure, Gesù non si ferma davanti ai rifiuti: la sua luce continua a venire, ogni giorno, per tutti. Perché l’amore è più forte di ogni oscurità. Nessuna notte è più potente della sua presenza. “Lampada per i miei passi è la tua parola”.


E così ritorna Giovanni il Battista: “un uomo mandato da Dio”. Come abbiamo bisogno, oggi, di uomini e donne mandati da Dio! Persone che ci fanno credere di più, con il loro modo di parlare, di vivere, di guardare. Giovanni non era la luce; sapeva bene che il suo compito era uno solo: dare testimonianza alla luce. Era libero, non cercava di brillare da solo, non voleva essere al centro. Diceva la verità così com’era: prima c’è Gesù, poi ci sono io. Prima la luce, poi il testimone. Era come un’ombra che indica una presenza più grande.


Anche noi siamo chiamati a desiderare la luce, a non abituarci al buio, a continuare a cercare ciò che illumina la vita.


Potremmo in questa novena di Natale avere il coraggio di fermarci e ascoltare, spegnere per un momento le luci esterne e concederci il silenzio per sentire la voce di Dio nel tuo cuore. Potremmo anche portare nella preghiera una nostra paura, una nostra preoccupazione e lasciare che la luce di Cristo la illumini.


Avvicinandosi il Natale, potremmo sentirci anche noi “mandati da Dio” come lo è stato Giovanni Battista, mandati a portare luce agli altri che poi concretamente potrebbero essere parole di incoraggiamento, gesti concreti di aiuto a chi è nel bisogno.


Così il buio lascia spazio alla luce, e il Natale diventa non solo una festa, ma un incontro reale con Cristo, che illumina la nostra vita e quella di chi ci sta accanto.


Lasciamoci guidare dalla preghiera di John Henry Newman, che sembra scritta proprio per i momenti in cui non sappiamo dove mettere il piede:

«Guidami, luce benigna, nel buio che mi circonda; 
nera è la notte e ancor lontana la Casa.
Sostieni il mio cuore vacillante; 
nell’oscurità del cammino guidami Tu.
Non ti chiedo di vedere oltre e lontano; 
solo passo per passo dove posare il piede».
Gesù anche in questo anno viene, 
viene come luce vera,
viene per illuminare ogni uomo,
viene per illuminare anche la notte, la nostra notte.